Costruito nel 1933 nel pieno del programma promosso dal regime fascista e dal Governatorato per l’espansione di Roma verso il mare questo stabilimento fu disegnato dall’architetto Virgilio Vallot e l’ingegner Giovanni Sicher, una coppia di progettisti veneziani, che si ispirarono alle linee dello stile “Novecento” con l’aggiunta di chiari richiami “navali”.
Il progetto era stato presentato dalla Società Elettro Ferroviaria Italiana, già proprietaria dello stabilimento “Roma”, rispondendo ad un bando per la costruzione di un impianto balneare a Castel Fusano.
Solo l’anno precedente, nel 1932, il comune accantonò definitivamente l’ipotesi di costruire il nuovo porto nella stessa zona immediatamente dopo questa decisione, si generò una forte spinta espansiva del litorale in questa direzione. I progetti per nuovi stabilimenti si susseguirono in breve tempo e quello de “La Pineta”, questo era il nome originario, fu tra i primi a venir presentato.
Il concorso, indetto dalla Regia Capitaneria di Porto stabiliva anche i criteri da seguire nella progettazione del nuovo stabilimento che avrebbe dovuto avere carattere “assolutamente di lusso, nell’aspetto, negli impianti e nei servizi, offrendo il massimo conforto rappresentando quanto di meglio possa essere realizzato in materia balneare”.
Lo stabilimento originario, che prevedeva un corpo permanente e delle parti “stagionali” comprendenti i servizi per i bagnanti che venivano rimossi ogni autunno, si salvò miracolosamente dai danneggiamenti della guerra che non risparmiarono, ad esempio, proprio il vicino stabilimento “Roma” , glorioso simbolo della Ostia pre bellica progettato da Giovan Battista Milani. Il litorale infatti era considerato un luogo strategico, un possibile approdo per uno sbarco alleato, è per questo che i tedeschi lo disseminarono di mine. I successivi bombardamenti alleati poi danneggiarono irrimediabilmente ciò che si era salvato.
Il “Vecchia Pineta” invece ebbe una sorte più fortunata e sopravvisse. Fu scelto in un primo tempo come quartier generale nazista, quindi, dopo la liberazione fu occupato dagli alleati e per questo motivo superò illeso il conflitto.
Questo edificio fu citato anche in una vecchia intervista da Marcello Mastroianni, dandoci l’idea di ciò che ha sempre rappresentato questo luogo per chi lo frequentava e ne amava l’eleganza. Il divo parlando dell’amico Federico Fellini e del loro rapporto di amicizia prima ancora che professionale disse infatti: “Quando lui decideva di fare un film mi chiamava e diceva: hai la macchina? Sì, e allora vieni a prendermi, andiamo a Ostia. Andavamo a Ostia, al ristorante La Vecchia Pineta e lui cominciava a raccontare lì l’idea per il film”.
L’attenzione al dettaglio in questo progetto fu totale, persino le cabine furono attentamente disegnate al punto che vennero orgogliosamente definite come le “più lussuosi d’Europa”; I capanni in legno, eleganti e ricercati, erano collegati tra loro con appositi tendaggi “che formavano delle piacevoli zone d’ombra assai gradite dai clienti che vi trovavano un fresco relax nelle calde giornate estive”.
Nel secondo dopoguerra infine il cambio di nome, quando si passò da “La Pineta” a “Vecchia Pineta” per distinguerlo dal vicino “Nuova Pineta”, costruito proprio in quel periodo. Solo negli ultimi anni lo stabilimento è stato finalmente oggetto di un cospicuo e apprezzato restauro, frutto di un buon progetto, che seppur stravolgendo in modo cospicuo alcuni aspetti decorativi e (in minima parte) volumetrici rispetto a quelli del edificio originario ha comunque il merito di aver restituito agli eleganti spazi una bellezza degna di quella del loro passato.
(foto di Flavia Rossi)